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[ seduto tra le sue orecchie [1] ]
Vincent - Naturalmente non conosco quella musica e pur ascoltandola forse guarderei, più che ascoltarla, il musicista. Ma posso dirti questo: che la lingua originale di qui è talmente musicale in bocca alle arlesiane![2]
Dur. 10' 37"
Jean-Jacques Rousseau nell’Emile scrive:
Abbiamo un organo che risponde all’udito, cioè quello della voce; non ne abbiamo tuttavia uno che risponda alla vista, e non rendiamo i colori come i suoni. E’ un mezzo in più per coltivare il primo senso, esercitando l’organo attivo e l’organo passivo l’uno per l’altro.[3]
A questo enunciato Vincent sembra rispondere con la rapidità stenografica di una pittura immediata come lo sguardo, con la quale dimostra che così come abbiamo un organo che risponde all’udito abbiamo pure un organo che risponde alla vista per rendere i colori come i suoni.
La pittura è proprio un mezzo in più per coltivare il senso della vista, esercitando l’organo attivo della mano per l’organo passivo dell’occhio.Tuttavia la pittura in Van Gogh non è la langue dell’occhio, ne è la parole.
Le sue nature morte sono spesso soggetti personali, piccoli pezzi esterni del sé esposto…” - dice Schapiro.[4]
No. Le cose di Van Gogh non sono frammenti del sé che si spinge fuori - a colonizzare il mondo, magari fino alle isole Marchesi -  piuttosto lui stesso è un frammento delle cose…
“Quando Mauve vide i miei studi, mi disse subito: State troppo vicino al modello”- ricorda Vincent. E troppo vicini alla “cosa” si è in pericolo... Tuttavia: "Suona piuttosto grossolano - scrive Vincent al fratello - ma è perfettamente vero: Il sentimento per le cose stesse, per la realtà, è molto più importante del sentimento per le immagini, se non altro è molto più fertile e vitale".[5] 

Da Arles Vincent aveva scritto a Gauguin invitandolo a “fare della pittura ciò che già prima di noi ha significato la musica di Berlioz e di Wagner: l’arte del conforto per i cuori spezzati! ma sono in pochi a sentire come noi”,  commenta per concludere.[6]
Poi di mezzo c’è il soggiorno dell’ex agente di borsa Gauguin nella casa gialla, e Vincent scrive a Bernard: “in Gauguin il sangue e il sesso prevalgono sull’ambizione”.[7]
Sangue e bordello.
E’ questa tagliente considerazione all’origine della mutilazione dell’orecchio?

- Sono in pochi a sentire come noi, ma io vivo con gli occhi e l’orecchio m’impedisce di vedere.
- Il mio orecchio è stato conciato per le feste: un lacerante lacerto da lavorare al lupanare. 

“Una parte distaccata, un orecchio tagliato, ma a chi?”- si era chiesto Jacques Derrida, in cerca del mutilato a cui restituirlo.[8]
Non sarà mica che si cerca di farne il paio con quello tagliato a Malco nell’orto degli ulivi? 

VANGELO DI GIOVANNI - “Pietro, che aveva una spada, la prese e colpì il servo del sommo sacerdote, recidendogli l'orecchio. Quel servo si chiamava Malco.”[9]

“Una parte distaccata, un orecchio tagliato, ma a chi?” - insiste Jacques Derrida.
Piuttosto che concederlo a quell’evangelico torero, preferisco farne il paio con quello reciso a un vagabondo. 

LEGISLAZIONE DI ENRICO VIII - Quando un vagabondo sano e robusto (dopo essere stato punito una prima volta ed aver giurato solennemente di tornare al suo luogo di nascita e trovarsi lì un lavoro) viene colto a vagabondare una seconda volta, la pena della frustata deve essere ripetuta e gli sarà reciso mezzo orecchio; alla terza ricaduta invece il vagabondo dev’essere considerato criminale indurito, nemico della comunità e giustiziato come tale.[10] 

“Una parte distaccata, un orecchio tagliato, ma a chi?”- continua a chiedersi Derrida.
Piuttosto che affidarlo alla superstizione, preferisco farne il paio con quello marcato a fuoco di un mendicante non autorizzato. 

LEGISLAZIONE DI ELISABETTA I - I mendicanti senza licenza con più di 14 anni di età debbono essere frustati duramente e bollati a fuoco al lobo dell’orecchio sinistro, se nessuno li vuol prendere a servizio per due anni; In caso di recidiva e quando siano al di sopra dei 18 anni debbono esser.., giustiziati, se nessuno li vuol prendere a servizio per due anni; ma alla terza recidiva debbono essere giustiziati come traditori dello Stato: senza possibilità di chieder grazia.[11] 

“Una parte distaccata, un orecchio tagliato, ma a chi?”- continua a interrogarsi l’ostinato  Derrida. Ebbene, ci sono almeno due quadri autoptici che non lasciano dubbi sul possessore di quest’orecchio - che fa parte della serie delle paia: un paio di scarpe, un paio di guanti, un paio di libri, un paio di sedie, un paio di girasoli e… appunto, un paio di orecchie, da spaiare[12] e da espiare per i crimini previsti tuttora dalle legislazioni correnti. 

“L’orecchio è la caricatura dell’occhio”, era scritto sul pilastro in cemento giusto sotto un cavalcavia della stazione Tiburtina di Roma: spelonca assordante per lo sconforto dei cuori infranti del vagabondo e del mendicante.
[1] - Knut Hamsun, Dopo un anno e un giorno; riportato da Heidegger in Introduzione alla met.  cit. p. 37-38 (cfr. infra p. 95, nota  4).
[2] - Vincent a Theo, Arles 3 febbraio 1889 (n. 745-576).
[3] - J.J. Rousseau, Emilio o dell’educazione, ed. La Scuola, Brescia 1945, p.161; citato da Derrida in “Della grammatologia” (1967), Editoriale Jaca Book, Milano 1998, p. 143.
[4] - Così la traduzione del passo di Schapiro in Restituzioni di Derrida. Nell’edizione italiana del 1966 del Van Gogh di Schapiro, si legge:“Piccoli frammenti esterni dell’io…” . Vedi sotto Materiali.
[5] - Vincent a Theo, Etten 23 dicembre 1881 (n. 193-164), e L’Aia, 21 luglio 1882 (n. 250-218).
[6] - Vincent a Gauguin, Arles 21 gennaio 1889 (n. 739-VG/PG).
[7] - Vincent a Bernard, Arles 2 novembre 1888 (n. 716-B.19a).
[8] - Derrida, Restituzioni, cit. pag 261.
[9] - Vangelo di Giovanni 18.10.
[10] - Karl Marx, Il Capitale, Libro I, sez. VII - Legislazione sanguinaria contro gli espropriati dalla fine del secolo XV in poi. Leggi per l’abbassamento dei salari. (cap. ventiquattresimo 3). Vai Allegato
[11] - Ivi.
[12] - Spaiate le paia sono inservibili. E questo è certo un modo diverso da quello di Heidegger per mettere a riposo il paio di scarpe e farne apparire la “cosità”. Ma le due scarpe (spaiate) adottate da van Gogh sarebbero già un modo, diciamo così, “estetico” di porsi di fronte alla realtà; e il quadro che avrebbe tratto da questo “motivo” mostruoso, null’altro che una pedanteria rispetto quel suo primo atto creativo (o Vincent, dipingendolo, diviene un salvaguardante?) - Su divisione e separazione: “Io pure ho dei rimorsi pensando alla pena che da parte mia ho causato, seppure involontariamente, a Gauguin. Ma prima degli ultimi giorni io non vedevo che un’unica cosa, cioè che lavorava col cuore diviso fra il desiderio di andare a Parigi per la realizzazione dei suoi programmi e la vita ad Arles”. [Vincent a Theo, Arles 22 gennaio 1889 (n. 741-573].
Da sinistra: La sedia di Paul Gauguin (la sedia vuota) (F 499); Arles, dicembre 1888, olio su tela cm.90,5x72,5; Amsterdam, V.G. Museum.
Vecchio disperato- sulla soglia dell’eternità (F 702); Saint-Rémy, aprile-maggio 1890 (dal disegno F 1662, L’Aia, Novembre 1882); Kröller-Müller Museum, Otterlo.
La sedia di Vincent con pipa (F 489); Arles, dicembre 1888; olio su tela cm.93x73,5; Londra, National Gallery.



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§ [ seduto tra le sue orecchie ]
Nota 4 - “Le sue nature morte sono spesso oggetti personali, piccoli frammenti dell’io presentati con cose meno personali ma sempre significative.” M. Schapiro, Van Gogh, cit. p. 88.
“Van Gogh sente il bisogno di un’oggettività umile e ovvia, come altri potrebbero sentire il bisogno di angeli o di Dio o di forme pure; facce amiche, le cose non problematiche che vede attorno a sé, i fiori, le strade e i campi, le sue scarpe, la sua sedia, il suo cappello e la sua pipa, gli arnesi sulla sua tavola sono i suoi oggetti personali che gli vengono incontro e gli parlano. Potremmo citare quello che egli scrisse in un altro contesto: ‘Sembra un po’ rozzo, ma è proprio vero: il sentimento per le cose stesse, per la realtà, è molto più importante che il sentimento per i quadri, se non altro è più fertile e vitale’.” (ivi, p. 29).
GUANTI DISPARATI OGGETTI PERSONALI IN PELLE E OSSA
parte terza H.D.S. MAROQUINERIES